venerdì 29 luglio 2016

Tre Moschettieri

Avere degli amici è come far parte di una squadra. Alle volte non si è tutti in squadra ma sai che l’altro arriverà se tu avrai bisogno.  Quando l’amicizia è solida regge al tempo e alla distanza, regge agli equivoci e ai fraintendimenti, perché mentre uno è incazzato ci sarà sempre l’altro a voler chiarire.

Quando l’amicizia è forte si è sinceri, al di là di tutto, oltre le aspettative, oltre l’immagine che si vuole dare di se, perché l’amico è quello che ti raccoglie nella merda in cui sei, è uno che il peggio di te l’ha visto e lo accetta. È una persona che ti ha visto cadere, ti ha visto anche attaccare e piangere e sa che tutto ciò vale la pena per tutto quello che tu puoi dare.

Ripenso a me e ai miei (pochi) amici. Tantissimo conoscenti. Ma le persone che, nonostante i miei sbalzi d’umore, ci sono state sempre si possono contare sulle dita di una mano e forse avanzerebbero anche.

Questo compleanno non è stato male, l’ho sentito male. Al di là delle avversità, al di là del fatto che non ho visto nessuno dei miei amici, loro ci sono stato. Uno schiaffo alla distanza quando a mezzanotte mi sono stati fatti gli auguri e ho sentito che erano fatti con il cuore, quando la sera mi arriva un messaggio in cui si sente davvero l’importanza che quella persona da all’amicizia che tu offri.

Sono piccole cose, piccole ma esistenti e ora più che mai mi bastano queste piccole cose. Un anno fa avevo bisogno di star male, soffrire, avevo bisogno di gesti eclatanti che nessuno avrebbe mai potuto darmi e, inconsciamente, forse li desideravo proprio perché sapevo che non sarebbero arrivati e avrei sofferto per questo.


Siamo tre…come i tre moschettieri. Anche se diversi uniti da un filo conduttore forte.

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