Lo pensi e non lo dici, aspetti che siano i fatti a metterti
alle strette. In fin dei conti “finché non lo dici il problema non esiste” ho
sempre pensato questo e per un periodo della mia vita ero riuscita ad uscire da
questo circolo vizioso adesso non lo so.
Sinceramente? Non mi pongo domande faccio ciò che ritengo
più utile per me. Organizzarmi ed uscire di casa alle dodici prendere una nave
un treno per un aperi-cena e poi riprendere il treno, scroccare un passaggio e
poi andare alle prove? Non ne vale la pena.
Uscire di prima mattina con mia sorella per cercare una
tinta per lei? Non ne vale pena.
Perché? Perché non mi cambierà la vita, perché poi tornerò
alla vita normale che non è serena, in cui ogni spesa mi verrà fatta pesare e
non volontariamente. Vai a dirglielo? Si e ti ritrovi la frase “va bene non
parlo più” come se io fossi una dittatrice.
Voglio solo che questa giornata passi in fretta, come acqua
fresca, come una delle tante giornate. Non voglio auguri, non voglio
festeggiamenti, non voglio stravolgimenti. Voglio che tutti passi e basta. Voglio
continuare a vivere anestetizzata a gioie e dolori. È vero mi perdo i momenti
allegri ma non ho il contraccolpo. Immobile ecco….immobile sotto una cascata. Le
cose mi scivolano e faccio solo ciò che ritengo utile, nulla di più.
Oggi ho fatto la figura dell’insensibile eppure non sento
ciò che avrei sentito prima, non piango non soffro. So che non ce la faccio,
non ce la faccio a gestire la gente. E quelli del teatro? Ma loro non devo
frequentarli, vado lì, dico le mie battute rido scherzo e finisce, non è un
rapporto strettamente personale. Loro non sanno nulla di me ed è giusto così.
C’è chi ripone delle speranze in me, ma sbagliano perché sto
facendo dei passi, non so in che direzione ma non sto portando la gente con me.
Ancora si chiedevano perché avessi pochi amici. Per questo. Io non riesco a
essere socievole per molto tempo ho la scadenza sui glutei, non riesco a tenere
amici perché io a periodi divento così. Non ne vale la pena uscire, non voglio
uscire, non voglio vedere la gente, non voglio divertirmi. Voglio rimanere sul
mio letto a fissare il soffitto, immersa nella musica al buio o al computer a
cazzeggiare.
Sto ritornando ai miei sedici anni. Persa nei giochini
stupidi al pc, a non volere alcun contatto umano, a fissarmi sul dimagrire (eh
si sto ottenendo qualche risultato anche se lento). Sto escludendo tutti dalla
mia vita e non so, vorrei farli entrare ma è rischioso. Giudicano. Tutti pronti
a dire “secondo me è così” no. Io non voglio pareri, non voglio persone intorno
a me. La gente guarda e giudica, io non voglio essere giudicata per quello che
spendo per quello che posso o non posso fare, per come mi vesto.
Non è colpa sua, non dipende da Lui, anche se lui ci ha
messo una bella mano, ma io l’ho sempre avuta questa cosa dentro, a periodi ma
sempre. Io non ce la faccio, non so stare insieme agli altri, non so fare
gruppo.
Sono come un puma, sta da solo sulle montagne, scende per
riprodursi, fa quattro chiacchiere con gli amici puma ma poi torna alla sua
vita solitaria. Non so perché, ma sono sempre stata così, difesa attacco non mi
importa. Io non ce la faccio…non ce la faccio a vedere nessuno sono troppo
delusa. Delusa da me, dalla gente che non mantiene gli impegni e le promesse,
delusa da tutto ciò che speravo di avere e che non sono arrivate…delusa da
familiari e amici. Delusa dal mondo…