lunedì 7 gennaio 2013

Cronache di un viaggio

Giorno 28 parto dall'aereoporto per andare a passare il Capodanno con il mio ragazzo e i miei amici. Appena arrivata mi fa conoscere un suo grande amico e io mi trovo benissimo con lui e la sua ragazza, i primi giorni sono stati molto frenetici e poi, abbiamo iniziato i preparativi per il cenone e la ricerca per i regali che lui doveva ancora fare.
Io ho regalato dei piccoli oggettini creati da me. La cena è stata una cosa incredibile! Abbiamo mangiato come maiali che stavano a digiuno da un mese. Dopo giorno 2 tutto è tornato più tranquillo e io mi sono vissuta i quattro giorni rimanenti con il mio ragazzo, con calma e con un po' di angoscia a causa dell'imminente partenza. Ho vissuto ogni momento, lui mi ha portato in giro ed è stato fantastico. Non per i regali né per le uscite ma perché in tutto questo tempo non abbiamo litigato ma abbiamo parlato delle mie idee e delle sue, ci siamo confrontati abbiamo progettato insieme e io ne sono felice.

Mi ha detto che vorrebbe io andassi a vivere da lui e io pian piano ne sono sempre più convinta. Ogni giorno che passa vorrei poterlo affrontare con lui concretamente accettando anche le difficoltà.
Purtroppo, però, il momento del ritorno arriva. Io ho trattenuto a stento le lacrime. Ero vicino al metal detector e lui mi ha chiamata,mi sono voltata e l'ho visto sorridermi. Gli occhi mi si sono riempiti di lacrime e, nonostante gli sorridessi, sentivo quel distacco e sapevo che l'indomani al risveglio non ci sarebbe stato lui ad abbracciarmi. Non ho pianto, non in modo evidente e ancora mi sfugge come io ci sia riuscita, ma ce l'ho fatta.

Ho affrontato il viaggio stringendo a me il peluche che lui mi ha regalato, uno dei suoi a cui era più legato. Sembrerà strano ma mi aiutava a tranquillizzarmi.
Arrivata in aeroporto non trovo la valigia, cerco di stare calma e ci riesco, faccio la denuncia e tutto ma alla fine, in attesa del pullman per tornare a casa esplodo in lacrime. Avevo lasciato il mio ragazzo li da solo, in più avevo perso la valigia con alcuni suoi regali e in tuto questo pensavo "se avessi deciso di rimanere li, tutto questo non sarebbe successo e ora staremmo organizzando la lista per la spesa".

Arrivo a casa e cerco di essere il più serena possibile ma il clima a casa è freddo e triste. Le difficoltà le so, i dolori degli altri sono evidenti ma io non riesco a farci nulla. Cosa si può fare contro la morte di un parente?? Nulla, solo stare accanto alle persone più ferite, ma se non te lo lasciano fare? anche io sto male, forse non è lo stesso dolore (ovvio) ma soffro. Più soffrono, più si fanno del male davanti ai miei occhi senza lasciarsi aiutare più io mi allontano da loro. Non voglio soffrire dei loro dolori, ho i miei. Più fanno così più credo che rimanere qui a studiare sia una perdita di tempo, penso che se salissi sarebbe meglio. Difficile certo, ma sarei disposta a fare la dogsitter, le pulizie, qualsiasi cosa pur di lavorare su, e costruirmi qualcosa di mio. Ho 22 anni e forse molti penseranno che è presto pensare ad una famiglia a questa età. Ma ognuno ha un sogno e il mio sogno è questo.

E ora sono a casa. Rivivo mentalmente quei giorni bellissimi in cui il mio ragazzo guardandomi negli occhi mi ha detto "ti amo" e vado avanti facendo passare il tempo ed impegnandomi delle cose quotidiane.

Amore mio, mi manchi. Non dovrei piangere, lo so, ma è più forte di me. Vorrei solo essere felice. Ho paura, paura che tu ti possa stancare, che magari in questi periodi di assenza ti accorga che è tutto troppo affrettato per te, ho paura di perderti e di essere sbagliata. è una paura che provo qui, forse proprio perchè non ti ho vicino, ma è una paura che mi assale. Cercherò di laurearmi in fretta, ma se tutto diventerà troppo pesante per me, se l'attesa sarà troppo lunga per noi...allora salirò. Ti amo.

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