venerdì 1 febbraio 2013

Riflessioni n° 2

Oddio che periodo intenso! E ancora deve finire...sono solo all'inizio. Mah, non so se sono io a mettere troppa carne al fuoco o semplicemente le situazioni mi sembrano più grandi e più insormontabili di quello che in realtà sono.
Alle volte mi sento senza fiato, esausta, stanca anche se non ho camminato molto, anche se le lezioni all'università sono state poche. Credo dipenda dalla concentrazione che impiego.
Ho notato una differenza tra il mio atteggiamento nei primi anni di università ed adesso. Ora mi concentro maggiormente, non mi distraggo o, se lo faccio, solo per pochi minuti. Resto li a prendere appunti e canalizzo tutte le mie energie in quelle due ore. Per il resto della giornata non faccio che pensare a quelle cose, e cerco il modo di trovare un riscontro nella realtà.
C'è la voglia di finire in fretta l'università, la voglia di vivere tutto e di programmare.
 
Dovevo iscrivermi in piscina e non l'ho ancora fatto, dovevo comprare gli attrezzi per geologia e non l'ho fatto, ma non a vuoto. Non a tempo perso. Ho un mio schema che seguo e per me è tutto chiaro. Non voglio assolutamente chiedere due spese grandi ai miei genitori, quindi mi farò comprare da loro il materiale e io provvederò alle mie lezioni, in un modo o nell'altro.
 
Al contrario delle altre volte non sto vivendo le cose con ansia, questo schema sembra che mi faccia vivere le cose in modo più facile e meno stressante. Che dire, è un bel periodo.
 
Mi ritrovo sorpresa da alcuni miei atteggiamenti. Fino a mesi fa avrei fatto vari squilli al mio ragazzo durante la giornata, ma per ora no. è come se fossi, calma e tranquilla riuscendo a godermi quando parliamo al telefono fino in fondo, senza quella paura di sbagliare. Dico le cose, cerco di dirle nel modo giusto si, ma le dico, mentre prima non facevo nemmeno questo.
 
Tempo fa ho avuto la voglia matta di rivedere una mia vecchia amica, ma il fatto che io debba andare a casa sua di domenica sera mi secca. Nonostante io abbia voglia di vederla mi viene da pensare "perché devo continuare a venire io da te come quando avevamo 16 anni? Cazzo hai 21 anni, vieni tu da me, così tuo padre non mi rompe nemmeno i coglioni perché non vengo più in chiesa".
Da qui scatta il complotto che mi si crea in mente "allora magari lei lo fa perché accada questo, perché lei vuole che torni a frequentare. No allora non ci vado". In realtà capisco che non è questo e me ne rendo conto.
Non è il confronto, non è l'incontro con suo padre a scocciarmi, è il fatto che devo essere io a muovermi. Non è un fatto di pigrizia ma un fatto di puro egoismo. Io sento di avere un alto valore dell'amicizia, di essere una buona amica e NON VOGLIO essere sempre io a dare. Io ho commesso i miei errori è vero. Però è anche vero che devo sempre essere io a cospargermi il capo di cenere e andare da lei. Invece credo che per una volta potrebbe venire lei da me.
 
Tutto questo ha una facile risoluzione, basterebbe chiamarla e dirle se ci si può vedere al centro o a casa mia invece di fare la solita cosa. Trovare un punto in comune, ma qui il mio orgoglio e la mia pigrizia mi dicono "che lo faccia lei, in caso le dico che non ci salgo. Io mi secco andare da lei".
Sono tutte scuse per non affrontare il problema.
 
E il problema è "perché mi butto in piani e progetti sull'onda di un momento, senza rifletterci su, pur sapendo che poi cambierò idea"? Semplicemente perché ignoro che cambierò idea e come al solito le persone mi manovrano e io me ne accorgo solo dopo.
 
Questo mi fa incazzare. E mi fa incazzare che sia così subdola da innescarmi il pensiero di fare qualcosa senza che io ne senta davvero la necessità senza nemmeno propormelo. Non è esposta, non mi ha detto di provare a chiamarla, mi ha semplicemente sottolineato le mie mancanze (sapendo che mi sarei sentita in colpa) così ha ottenuto il suo risultato. Toh! guardo, pochi giorni dopo ho agito di conseguenza proprio per i sensi di colpa. E in tutto questo lei può sempre dirmi "ma io non ti ho detto di farlo. Io esponevo il mio punto di vista".
 
C'è poco da fare, lei sta male, è repressa (peggio di me) e cerca di controllare tutto e tutti. Fallo, controlla tutti ma me no! è inutile che mi fai le discussioni per farmi cambiare idea sui miei progetti. Io ho deciso. Non mi interessa di te, di mamma o papà, è la mia vita, preferisco commettere un errore invece di vivere ingabbia. Avete finito di dettare legge, avere finito di muovere i miei passi. Non mi interessa nulla se le mie decisioni vi faranno del male, perché le vostre su di me me ne hanno fatto abbastanza e mi hanno creato abbastanza problemi.
 
Avete giocato e vi siete divertiti. C'è chi non crede in Dio, io ci credo. E credo che dopo averci sbattuto al mondo stia li a guardare, come fanno gli scienziati con i topolini. La cosa bella è che non interferisce. Sbagli? lui non c'entra vai a cercare il motivo. Fai tutto bene? Gioiscine perché ti sei sudato il risultato.
E basta con la sindrome delle mammine in cui si pensa che il figlio non debba soffrire, non debba conoscere le cose brutte della vita. Poi ti ritrovi a 20 anni con il ondo che ti sembra una merda, solo perché prima ti dicevano che andava tutto bene e loro risolvevano tutto.
 
Lasciate vivere la gente...

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